Malaspina Marciatore Autodidatta di Abdon Pamich
Conobbi il “Mala” nel lontano febbraio 1952. Lui atleta ancora praticante mi fece marciare una domenica sul pistino del Coni di Corso Monte Grappa a Genova, in un’eliminatoria de Trofeo Pavesi. Nonostante fossi stato doppiato dal vincitore per quasi due volte, egli non ebbe occhi che per me. Ricordo che mi disse: “Torna mercoledi ad allenarti, che fra un po’ quello lì, non lo vediamo nemmeno!”
Nacque così un legame, che nonostante le vicissitudini, che per vari periodi ci hanno diviso, è rimasto tuttora intatto, Malaspina è stato per me molto più di quello che io stesso potevo immaginarmi. Lo capisco chiaramente ora, oltre che allenatore, egli è stato per me un amico, un confidente, a cui ricorrevo in qualsiasi frangente. Ne riportavo sempre una grande serenità e come conseguenza una maggior forza. Quante volte, specie i primi anni, la sua mancanza fu determinante in senso negativo al fine dei risultati (vedi Campionati Europei di Berna e Giochi Olimpici di Melbourne) ma allora le strutture federali erano molto limitate e non c’era spazio che per pochi. Malaspina non era solo il mio allenatore, curava tutti nello stesso modo, non era uno che, trovandosi con il campione in casa, ci faceva la cresta su. Era un uomo serio che lavorava sodo e soprattutto credeva in quello che faceva e se fosse stato creduto anche da chi reggeva le sorti della marcia, questa non avrebbe attraversato un periodo nero così lungo. Atleti come De Gaetano, Cignoli erano suoi allievi e con loro che nel 1955 conquistammo solo in tre un ambito secondo posto nel campionato italiano podistico, in barba a squadre con tradizione di marcia decennale e forti numericamente oltre che qualitativamente.
La sua è stata la prima vera scuola della marcia in Italia, ma non fu utilizzato come meritava, Fu anzi tenuto in ombra, perché dava fastidio a qualcuno con quel carattere un po’ spigoloso, se vogliamo, ma schietto e senza compromessi. Purtroppo la politica ha fatto e farà sempre parte dello sport, ma Malaspina non farà mai parte della politica. Faceva però molto presa sui giovani, che sono puri e senza compromessi ed essi ne venivano attratti e gli volevano bene . Tutti e non solo i suoi allievi, gli chiedevano consigli, talvolta di nascosto dai propri allenatori, ed egli era sempre prodigo ed aperto nell’elargirne.
Gareggiando con lui al fianco, non c’erano problemi bastava pensare a marciare che i resto lo faceva lui. Bastava dargli retta per rendere il massimo. Egli aveva una visione della gara cosi nitida e chiara una profonda conoscenza degli uomini, ed una sensibilità sportiva eccezionale che permetteva di non sbagliare mai tattica.
Altra grande dote per un allenatore : non aveva mai fretta, non pretendeva da noi di più di quello che potevano dare, anzi molte volte calmava le nostre esuberanze giovanili, guardava sempre molto lontano non alla gloria effimera di risultati precoci. Da noi pretendeva soprattutto la correttezza dello stile. “Arrivare indietro, ma fare bella figura” ci diceva e ne eravamo tanto convinti che più del risultato ci importavano gli elogi per il nostro stile. Con Malaspina a capo, mi sono creato una nuova famiglia. Lui il padre, Cignoli, De Gaetano i miei fratelli. Abbiamo vissuto anni felici, pieni di sport di amicizia, di gioia e serenità che si può solo trovare nelle cose semplici e genuine. Poi le vicende della vita ci hanno divisi , i miei fratelli sono andati altrove. Il più vicino al “Mala” sono rimasto io che per vent’ anni ho goduto della sua presenza in tutte le gare. A questo periodo d’oro sono seguiti anni di grandi risultati, ma forse di meno gioia, risultati che sono stati il frutto di quella scuola di vita, oltre che di sport che è stato per noi Malaspina.
Da qualche anno egli ha lasciato l’ambiente, dopo aver portato altri alla gioia della Nazionale Juniores. L’ha lasciato un po’ disgustato e non ha torto. Ora si dedica ad altro sport, ma basterebbe niente per infiammarlo dell’antica passione.
Forse uomini come lui non fanno più testo. Gli ideali, il disinteresse non esistono più, nemmeno nel mondo dello sport. A questi si è ispirato il “ Mala”, in quarant’anni di vita dedicata alla marcia, venti di atleta e venti d’allenatore.
Un fatto rimane, inequivocabile: è stato il primo che ha creato una scuola di marcia in Italia, e quando dico scuola, intendo non un gruppo eterogeneo di marciatori, (anche se validi) con la stessa maglia, ma un modo di concepire la marcia, l’allenamento, la vita se vogliamo, comune a tutti i suoi discepoli.
Non voglio dilungarmi oltre sulla sua figura, sui ricordi, perché troppe parole potrebbero non rendergli giustizia, a lui così essenziale, così positivo.
Mago ….e gioielli…riservati di Pier Luigi Villa
In tono ….riservato …., per essere conformo allo stile di sempre, nei giorni scorsi, qui in città, si sono rivisti alcuni “gioielli” dell’atletica genovese degli scorsi anni. Scopo della riunione, riservata mi raccomando, era il festeggiare “Il Mago “cui è stata conferita l’onorifica distinzione di Cavaliere dell’Ordine “al merito della Repubblica italiana”. Il Mago …. Giuseppe Malaspina Genovese puro sangue di Piazza Lavagna dall’ oramai un po’ lontano 28.5.1910 potrà così aggiungere a suo già opulento blasone e medagliere anche l’onorificenza della Repubblica. Non sarà male però, per dare onore al merito rinfresco alla memoria ed esempio a chi di dovere, parlare un po’ di questo blasone e medagliere che cominciano dal lontano 1930 quando a Pola nel Battaglione San Marco il nostro “Mala” verrà selezionato per meriti atletici ed immesso nella squadra sportiva del Battaglione. Sfumerà cosi il tanto sognato viaggio in Cina ove il Battaglione San Marco presidiava la concessione Italiana di Tieng-Tsing. Inizierà invece la fulgida e tenace tecnicamente esemplare carriera di marciatore e allenatore che solo gli eventi bellici del 1940 hanno potuto pesantemente adombrare. Mancò appunto a Malaspina, per tali motivi, l’alloro teoricamente certo di Tokio 1940. Delle altre vittorie diamo qui di seguito cenno le più importanti; vittoria del 1° Campionato Marcia Italiano 1935, 1938 Vittoria al Giro Roma, 1937 1° arrivato sui 10 Km, 1939 la 30 km Milano- Corbetta vinta a tempo di record in 2,23, 1941 partecipazioni e vittoria del Campionato Italiano a squadre nello stesso anno Campione Nazionale dei Km 50 di marcia.
Favolosa vittoria della Venezia-Padova con il tempo record 4,30 e 33, nel 1943 Vittoria del Campionato Italiano dei 25 Km, ovviamente potremo continuare ma cerchiamo di concludere che nelle varie specialità della marcia, “Mala” è stato 15 volte Campione Italiano e molte maglia Azzurra in competizioni inter-nazionali. Della sua personalità sportiva in campo internazionale diremo solo con il suo stile e le sue tattiche sono stati portati ad esempio sui manuali della specialità. La sua carriera atletica si chiude a 39 anni vincendo la 25 Km del giro di Como. Comincia allora il suo fulgido ruolo di allenatore della cui scuola sono usciti “ragazzini” che rispondono al nome di Abdon Pamich, Antonio De Gaetano, Sergio Cinioli, ed altri come Giovanni Pamich e Pietro Cambiaso per citare a memoria. Sono loro i “gioielli” che assieme ad altri – Sergio Zanon, Filippo Dughera nei giorni scorsi, riservatamente riuniti come si addice allo stile del “Mago” si sono incontrati per festeggiarlo. Ma le orecchie del quarto potere sono attente e curiose intercettato il neo Cavaliere dopo le felicitazione abbiamo rivolto la consueta, un po’ banale, inevitabile domanda e ora “Mala”? e il “Mala” compassato e dignitoso come sempre ha risposto ……adesso forse troverò il tempo di mettere mano e ordine in quella grossa cassa di ritagli di giornali e di fotografie che da quando ha smesso mio padre di occuparsene è diventata un caos. Mi guardo spesso le mie medaglie dignitosamente conquistato e penso a quelle che durante la guerra per mangiare “in casa” ci siamo vendute e soprattutto a quella, premio della mia prima vittoria, che regalai a mia Moglie Zoagli Luigia allora fidanzata, alla quale fu rubata con la borsetta in galleria durante un bombardamento. Non accetto assolutamente la patente di giubilato, cerco di vivere ed invecchiare più dignitosamente possibile e mi occupo dell’educazione sportiva dei miei tre nipoti.






